Dall’isola delle lacrime, l’isolotto in parte artificiale, a partire dal primo dal 1892 al 1954 fu la porta d’accesso per diventare ‘Mericano. Oltre venti milioni di uomini, donne e bambini passarono da qui per realizzare il loro sogno americano.20
In questo luogo, tanta gente partita dai luoghi della fame e dello sfruttamento, dovette passare il periodo di quarantena per superare quelle visite psico-attitudinali spesso stressanti e non sempre andate a buon fine. Durante i lavori di restauro delle sale del luogo-simbolo dell’emigrazione sono stati rinvenuti una serie di graffiti in cui si leggono messaggi a
compaesani, tipo di lavoro proposto e/o assegnato prima di superare i cancelli di Ellis Island e camminare sul suolo americano, ma anche volti per potere dare l’immagine di un eventuale conoscente da rintracciare nel caso del bisogno. Il professore Antonio Viscomi, Ordinario del Diritto del Lavoro, dell’Università Magna Grecia di Catanzaro, durante un suo viaggio in America ha voluto visitare il museo di Ellis Island dove ha avuto modo di riscontrare dei grafiti che più di ogni altro segno o documento narrano l’arrivo e lo sbarco, l’accoglienza e le condizioni di una America non facilmente decodificabile per quanti per la prima volta hanno
dovuto ubbidire a leggi non comprese, ad una lingua mai studiata o incontrata prima.

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