La prima cosa che ha attirato la mia attenzione salendo su per la collina dove è posto il convento, è la caditoia su una delle sue pareti. La caditoia si usava per gettare sul nemico pietre, liquidi bollenti o altro. Da ciò si evince che la struttura, prima di diventare convento, era una fortezza, un castello, sicuramente di epoca normanna.
Fu successivamente donato ai padri Cappuccini di Cosenza, dalla famiglia Ventura, nel 1581, tramite un atto notarile. Con tale atto, la famiglia Ventura donava ai Padri Cappuccini non solo il castello, ma anche il terreno circostante e mille ducati in oro. Tuttavia la famiglia Ventura mantenne una cappella all’interno della chiesa del convento, intitolata all’Assunta, riservandosi il diritto di seppellire i propri defunti. Questo privilegio durò fino all’emanazione dell’editto di Saint Cloud nel 1804, con il quale si stabiliva che i defunti fossero seppelliti fuori dalle mura della città.
Il convento è stato aperto in occasione della giornata FAI di primavera e riporto qui di seguito la descrizione da loro fatta:
“È stato punto di passaggio o di soste temporanee, ma anche luogo di ristoro per i poveri per circa 400 anni. Ha comunque sempre mantenuto la sua funzione originaria di luogo di meditazione e di studio. Il convento, che sorge a circa 320 metri di altitudine su una collinetta che domina il paese, è stato edificato nel 1581 sopra i resti diroccati di un antico fortilizio donato ai frati dalla famiglia Ventura e fu realizzato con la struttura tipica dei conventi dei Cappuccini: un pianterreno (con la cantina, le dispense dei prodotti alimentari, la cucina, il refettorio e altri locali di servizio); un piano superiore (con i dormitori dei monaci, una piccola cappella, una biblioteca e, sotto la libreria, un nascondiglio); il caratteristico chiostro, con al centro il pozzetto e due corridoi laterali. L’ex convento, in seguito ad una serie di fondi e dopo una serie di chiusure, è stato nuovamente inaugurato e sarà utilizzato per ospitare varie manifestazioni culturali e anche un museo dove si potranno ammirare i reperti archeologici ritrovati nel territorio di Nocera”.
Nelle foto riporto com’è il convento attualmente, dopo il restauro. Nelle altre foto, del mio amico Gianfranco Piperata, si può osservare lo stato in cui versava il convento prima del restauro e che io ricordo benissimo, avendolo visitato tanti anni addietro.

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