Di Giuseppe Cinquegrana – Franco Torchia

Sono situate sulla soglia, agli spigoli murali, ai muri delle stalle, certe volte anche all’interno (dietro la soglia). Si tratta di maschere con la lingua di fuori, occhi sbarrati, satiri, bocca deformata che recuperano quel sentire greco-latino di spazio ideologico-magico. Maschere gorgoniche a protezione della casa e di quanti vi ci abitano, sculture zoomorfe la cui chiave di lettura è anche mitologia, religiosità, simbolismo cosmologico. Un mondo comunicativo misterico a quanti si apprestavano ad oltrepassare lo spazio fuori-dentro con intenzioni malefiche, di invidia, di negatività, di affascinazione. Qui tutto viene neutralizzato perché spazio protetto magicamente da ogni maleficio. “Le maschere poste sui portali delle case, sono spesso raffigurate con la lingua sporgente…svolgono una funzione apotropaica. Analoga funzione difensiva svolgono corna di animali fisse sul muro sovrastante la porta d’ingresso…” (Luigi M. Lombardi Satriani; Il sogno di uno spazio, Rubbettino 2004). Queste figure di origine protostoriche esprimono un dualismo dialettico morte-vita, negativo-positivo, debolezza-vigore. Un modus agendi giunto fino a noi dalla tradizione greco-latina delle Antefisse, elementi di difesa contro spiriti che intendono compromettere la casa (Rosario Chimirri; La difesa della casa in Monterosso calabro, Rubbettino 2003. Per ulteriori approfondimenti vedi J. Ortali e D. Neri (a cura di), Immagini divine devozioni e divinità nella vita quotidiana, All’insegna del giglio, Firenze, 2007).

Lascia un commento

Translate »