di Pino Cinquegrana – Antropologo

Procacciatori di braccia sane e robuste vengono inviati, dalle compagnie di navigazione, per le campagne delle terre calabre promettendo a tanti contadini facili guadagni nelle Americhe: dal 1819 al 1850 non si parla ancora di fenomeno di massa, diventerà tale a partire dal 1870. Su 4 milioni 711mila italiani che, dal 1870 al 1911, lasceranno l’Italia, 3 milioni e 400mila vengono dal Mezzogiorno e di questi 478 mila sono calabresi (C. Arena, 1927 e anche P. Crupi, 1994: 4-6). Le compagnie di navigazione davano al procacciatore, nel 1874, lire 10 per ogni individuo imbarcato. L’Oceano sarà l’unica via di fuga da un padrone sempre più esigente, per il quale si lavora dall’alba al tramonto inoltrato per una paga giornaliera che, nel 1887, era di lire 1,26 e per le donne era la metà (B.S. Andersen/J.P. Zinsser, 1992). Come riporta Francesco Saverio Nitti nella famosa “Inchiesta” l’emigrazione fu come un terremoto, che scosse le menti e le coscienze, unica sola causa modificatrice del sud.
Regolare un flusso inarrestabile divenne per il Governo Italiano impegno prioritario nelle sue politiche sociali ed economiche. Il primo tentativo fu la cosiddetta legge Crispi nr. 5877, del 30 dicembre 1888, che aveva come scopo principale quello di frenare drasticamente l’emigrazione e, principalmente, punendo i procacciatori di manodopera per l’estero (A. Milanesi/F. Polleschi, 1978:88-89). A partire dal 1901, il termine emigrante delineava una professione ed era inteso colui che viaggiando in terza classe si recava al di là dello stretto di Gibilterra (S. Martinelli, 1987).
La Legge Pantano, nr.23 del 29 gennaio 1901, sarà il primo tentativo ad ampio respiro che, tra i vari diritti dell’emigrato, tutelava quello della salute degli emigranti di età inferiore a 17 anni, e istituiva nei paesi esteri uffici di protezione, informazione e avviamento al lavoro. Dal 1909 al 1919, una seri di RdL tenderanno a perfezionar e meglio regolamentare il fenomeno emigratorio. Sui passaporti veniva posta la nota si avvertono i nazionali che per fruire della tutela dei favori previsti dalla legge sull’emigrazione, essi, volendo recarsi in America devono prendere imbarco su un piroscafo di vettori di emigranti, con biglietto rilasciato in Italia da uffici autorizzati. Occorre che gli emigranti rifiutino ogni proposta di agenzia di emigrazione stabile fuori Italia tendente ad attirali ad imbarcarsi in porti stranieri…
Nelle Americhe, in un primo momento tutta questa manodopera a basso prezzo viene accettata in modo incondizionato, anzi era vista come una provvidenza, ma a partir dal 1902 e fino al 1917, la Camera dei rappresentanti di Washington elaborava e votava i seguenti punti legislativi:
elevazione della tassa d’ingresso da 1 dollaro a 1 dollaro e 50c.; ridefinizione del contratto di immigrazione; multa di 100 dollari alle compagnie di navigazione per ogni emigrante accettato a bordo e che fosse effetto di malattie contagiose; rimpatrio degli emigranti che a 3 anni dalla loro permanenza in suolo statunitense fossero ridotti allo stato di mendicità; divieto di sbarco ai condannati, ai pazzi, agli epilettici, ai sovversivi in genere, agli anarchici, alle prostitute e ai loro protettori. Tali restrizioni furono inserite nel piano che portò il nome di emergency legislation. Queste leggi venivano contemporaneamente approvate e applicate anche in Argentina e Brasile. Durante il fascismo la politica sull’emigrato è vista come orgoglio della nazione in termini di linguaggi di colonizzazione: ovunque è un italiano là sventola il tricolore (C. Arena, 1927). L’emigrante è pioniere d’Italia, ma allo stesso tempo l’America approva la Burnet Bill (legge che non permetteva l’ingresso in America agli analfabeti) e la Immigration Quota Act (proporzionando l’ingresso al 2% sui residenti in America). Per molti fu la fine del sogno americano. Con il RDL nr. 628, nel 1927 viene soppresso il Commissariato di Emigrazione (nato nel 1901) e viene istituito presso il Ministero degli Esteri la Direzione Generale per gli Italiani All’Estero, che a partire dal 1946 si chiamerà Direzione Generale dell’Emigrazione.

Lascia un commento

Translate »