Tra gli scrittori calabresi contemporanei non possiamo non citare Mario La Cava da Bovalino, che oltre alle sue conoscenze letterarie viveva un rapporto di amicizia con Leonardo Sciascia. Nato in una famiglia piccolo-borghese: il padre, Rocco La Cava, era insegnante elementare, mentre la madre, Marianna Procopio, pur essendo una casalinga, aveva peraltro una spiccata attitudine narrativa che di certo influì sulla formazione culturale del figlio. Compiuti gli studi medi e superiori in Calabria, si trasferì dapprima a Roma, dove frequentò la facoltà di medicina, e poi a Siena dove conseguì la laurea in giurisprudenza nel 1931.

I nuovi impegni culturali non gli impedirono di tornare, prima possibile, nella sua amata terra nativa. Qui, appartato ma non estraneo, trascorse il resto della sua vita. Fu una scelta dettata, oltre che dalle ragioni del cuore, anche da motivazioni culturali direttamente legate alla sua attività di scrittore, come egli stesso ebbe a dichiarare: «Niente è più nocivo allo scrittore, che credere reale il mondo sofisticato dei salotti culturali. Solo nei piccoli centri è possibile seguire gli itinerari di vita della gente per ricavarne trame di romanzi.»

Le sue opere si ispirano all’ambiente contadino calabrese, e parlano con sentita partecipazione di poveri emigranti e di gente emarginata. Il suo esordio come scrittore risale al 1935, anno in cui pubblicò su L’italiano (editore Longanesi), degli aforismi tipici della cultura contadina, che raccolse poi nella sua prima opera, Caratteri del 1939. Già prima però, con Il matrimonio di Caterina (1932) si era manifestata la sua vocazione narrativa legata alla vita di provincia anche sul piano affettivo. Da questo lungo racconto Luigi Comencini avrebbe poi tratto un film nel 1983. Oltre alla sua prolifica attività di scrittore, collaborò con numerose riviste e giornali: Corriere della Sera, La Stampa, Paese Sera, La Nazione, Il Giorno, L’Unità, La Gazzetta del Mezzogiorno, Il Mattino, Il Calendario del Popolo.

La morte lo colse a ottant’anni nel suo paese nativo che non aveva più lasciato. Nello stesso anno (1988) uscì il suo romanzo autobiografico Una stagione a Siena, in cui l’autore ripercorre la propria esistenza, a partire dagli anni universitari vissuti in quella città.

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