Al suono dei flauti i cavalli si misero a ballare e i Sibariti persero la battaglia contro i Crotoniati… così si narra!

Sybaris (Sibari) era una delle città (poleis) più prospere della Magna Grecia. Fu fondata verso la fine dell’VIII secolo a.C. da un gruppo di Achei provenienti dal Peloponneso, guidati dall’ecista Is di Elice. “In Grecia il sistema delle colonie (VIII-VI sec. a.C.), nasce da un’esigenza di espansione territoriale dovuta alla crescita della popolazione e alla scarsità di risorse offerte dalla penisola. In alcuni casi la partenza dei coloni per fondare nuove città era dovuta a contrasti politici: alcuni gruppi di cittadini sceglievano cioè, spinti da lotte e difficoltà, una specie di esilio. A capo della spedizione, che partiva di solito dopo la consultazione di un oracolo, (come accadde per Crotone), vi era l’Ecista (capo della spedizione), eletto dalla polis o dai coloni stessi”. ¹
Il territorio che occuparono gli Achei era situato tra i fiumi Crati e Sybaris (attuale Coscile), sul mar Ionio. Sybaris deve il suo nome proprio a quest’ultimo fiume. Oggi, Sibari è una frazione di Cassano allo Ionio (CS). La città divenne florida per la fertilità del territorio grazie ai corsi d’acqua. Si coltivava il grano, vi erano viti e alberi di ulivo. I fiumi Sybaris e Crati erano sicuramente navigabili all’epoca e ciò permetteva gli scambi commerciali. Sybaris commerciava anche legname pregiato, di cui erano ricche le foreste della Sila, lana finissima, miele e cera d’api, stoffe. Il suo sottosuolo era ricco d’argento, con il quale i Sibariti fabbricavano monete e gioielli. Ricca e potente fondò a sua volta città come quelle di Poseidonia (Paestum) e Laos. Quattro popoli e venticinque città indigene si sottomisero alla sua autorità. Ospitava trecentomila abitanti, oltre gli schiavi, mentre la cinta delle sue mura si estendeva per nove chilometri.
Sybaris venne considerata come città sfarzosa. “I suoi abitanti passavano la maggior parte del tempo tra svaghi e banchetti e consideravano il lavoro un disonore. Addirittura, si racconta che Smindiride, il più ricco tra i Sibariti, non sopportasse neppure la vista di un uomo impegnato nei lavori manuali e che una volta si fosse lamentato perché alcuni petali di rose che imbottivano il suo materasso erano piegati in due, impedendogli così di dormire. Si tramanda anche che i galli furono banditi dalla città perché non svegliassero con il loro canto gli abitanti, spossati dagli interminabili banchetti notturni che cominciavano nel pomeriggio per concludersi a notte fonda tra balli, canti e vino. I padroni di casa facevano a gara per offrire il banchetto più sontuoso e gli invitati votavano ogni anno la festa meglio riuscita, offrendo in premio all’ospite una corona d’oro, uguale a quella che spettava al miglior cuoco”.¹
Alla fine del VI secolo a.C. Sybaris fu governata da Telys e molti aristocratici fuggirono a Kroton (Crotone). A Kroton chiarirono che si allontanarono da Sybaris a causa del potere aberrante di Telys che accumulò ricchezze. Il consiglio di Kroton mandò da Telys alcuni ambasciatori per spiegargli il motivo dell’abbandono da parte di quegli abitanti. Telys uccise gli ambasciatori e dichiarò guerra a Kroton. Telys aveva un esercito di 300.000 uomini, mentre Kroton ne aveva soltanto 100.000.
Il condottiero Milone ed il filosofo Pitagora ebbero un’idea che portò alla vittoria Kroton, si narra che l’esercito crotoniate era composto da fanteria e da suonatori di flauto che suonarono, nella battaglia del fiume Traesi, una melodia con la quale i cavalli sibariti erano abituati a ballare. I Sibariti furono sconfitti. Inoltre venne deviato, grazie ad un’altra idea di Pitagora, il fiume Crati facendo allagare definitivamente Sybaris. Alcuni Sibariti si misero in salvo in altre città ed altri superstiti chiesero aiuto a città greche della Madrepatria (tra cui Atene) che invitarono coloni di rinforzo. Nacque così la città di Thourioi (Thurii). La città di Thurii, durante le guerre contro Annibale, si schierò con Roma e per tale motivo nel 203 a.C. fu saccheggiata dai Cartaginesi ed i suoi 3500 abitanti furono trasferiti a Crotone. Durante la dominazione romana la città cambiò il suo nome assumendo quello di Copia.
Nelle foto, l’area archeologica Parco del Cavallo, dove è possibile visitare, come spiega il sito web del Parco stesso, le strade basolate della colonia Thurii, alcuni dei monumenti della città romana di Copia, sovrapposti alla prima. Fra questi, è possibile visitare l’Emiciclo-teatro, le Terme, una ricca domus, la Porta Nord e un tratto delle mura urbane.
L’immagine del toro era particolarmente diffusa a Sybaris, in quanto appariva come effigie nella monetazione, realizzata con la cosiddetta tecnica di “rovescio incuso”, cioè, l’immagine è a rilievo da un lato mentre dalla parte retrostante è ad incavo. Nella moneta sibarita il toro è in posizione stante a sinistra con il capo rivolto indietro. Nelle monete di Thurii il toro è rappresentato cozzante, cioè in atto di caricare.
Il toro era simbolo di fertilità per la sua capacità riproduttiva e sotto le sue sembianze i Greci alludevano ai fiumi, portatori di vita.

¹ “C’era una volta in Calabria, un viaggio nella storia della regione: a cura di Erminia Corace, Edizioni D’Arte, 1998 Roma”.

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