Il pane è grazia di Dio prima di essere infornato, la pitta va segnata con il segno di croce, e non si deve mai conservare sottosopra … è malaugurio! La sacralità del pane affonda le radici nell’alba delle civiltà sorte nel bacino del Mediterraneo dopo l’invenzione dell’agricoltura (circa 9.000 anni prima dell’era cristiana). Plinio il Vecchio sosteneva che «Cerere trovò il frumento, poiché prima si viveva di ghiande» e che precedentemente la stessa dea aveva insegnato a «macinare e fare il pane in Attica e in Sicilia». Secondo il vescovo e scrittore greco Eusebio di Cesarea la prima terra del pane fu Valle dell’Eufrate; Strabone indica l’India, De Bernard l’Egitto. È comunque documentato che tutti i popoli mediterranei conoscevano il grano fin dagli inizi della loro storia, anche se cominciarono a panificare in tempi diversi. L’impasto del pane, a voler credere alla leggenda, pare che sia nato in Egitto intorno al 3500 a C, in seguito allo straripamento del Nilo, che bagnò le scorte di farina conservate nei magazzini reali. Un’altra leggenda vuole che anche il lievito sia nato nella terra dei faraoni: «una domestica egizia, per far dispetto alla padrona, avrebbe gettato nella pasta del pane il residuo della preparazione della birra, la quale provocò la fermentazione dell’impasto». Dalla terra dei faraoni la civiltà del pane si diffondesse nel resto del Mediterraneo per vedere sorgere i primi mulini idraulici e successivamente quelli al vento, ad opera dei popoli nordici sottomessi dai romani. La prima operazione del ciclo produttivo del grano è l’aratura, aveva inizio con la fine dell’estate. L’aratura era compiuta con aratri di legno o di ferro, trainati dagli animali. Nel mese di ottobre, pertanto, aveva inizia l’aratura per rompere la crosta del terreno. A novembre la terra è pronta a ricevere le sementi. Strumento antichissimo e che rimase in uso fino agli anni Cinquanta del passato secolo è l’aratro di legno. Questo aratro era caratterizzato da alcuni accessori necessari per appaiare gli animali: il giogo (juvu) costituito da una barra di legno le cui estremità arcuate poggiavano su appositi basti che impedivano agli animali di farsi male.


Santu Lunardu simina ch’è tardu
(per San Leonardo – 6 novenbre – fai la semina poiché è già tardi)
E ancora
I san Crimenti u bonu massaru avia finitu i simenti
(di san Clemente- 23 novembre – il contadino aveva finito di seminare)
Ed infine
I Sant’Andria ogni massaru siminatu avia
(di sant’Andre -30 novembre – ogni contadino aveva finito di seminare).

La semina del grano si effettuava normalmente a novembre, mese in cui il terreno aveva già accumulato una notevole riserva d’acqua. Sulla piana degli Scrisi di Maierato da sempre il grano “rosia” ha rappresentato la particolarità di un unicum insieme al grano “cappello” le cui farine hanno segnato l’intero territorio vibonese fino agli anni Sessanta.

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