Proseguiamo la nostra storia sui Santi calabresi soffermandoci oggi su san Ciriaco da Buonvicino. Abate, nato nella cittadina in provincia di Cosenza del quale è anche il Santo Patrono, all’età di 20 anni era già discepolo di san Nilo da Rossano.

Scrisse in greco il Lezionario biblico, datato 2 giugno 991, conservato nell’archivio della Biblioteca Vaticana, cod. Vat. gr 2138. Seguì il maestro a Serperi e poi a Roma. Stabilì la sua dimora a Grottaferrata nel Tuscolano. In seguito tornò in Calabria. Nel 1037 si recò a Costantinopoli su invito del viceré (il catapano di Puglia) e guarì l’imperatore Michele Paflagonio. L’imperatore si disobbligò concedendo terre non solo nel territorio dell’attuale circoscrizione di Buonvicino, ma anche di Belvedere e di Malvito. Nel 1042, poiché ricopriva la funzione di egumeno nell’eparchia del Mercurio, si recò a San Nicola di Donnoso, come giudice in una controversia.
Monaco sacerdote, ed esorcista. Si distinse per la cultura e vari carismi, in modo particolare per i miracoli e le guarigioni. Alternò la vita del cenobio con la vita eremitica, ritagliandosi del tempo per la vita ascetica nella “grotta” di Venicelle, ai piedi del monte Romano, presso il fiume Corvino.
Morì nel 1030 e venne sepolto nella chiesa del monastero di Santa Maria dei Padri, denominato in seguito “Monastero di San Ciriaco”, nella zona del Mercurito e precisamente in contrada Scala.

Come racconta Antonio Borrelli, al tempo del vescovo di San Marco Argentano, Defendente Brusato (1633-47), il padre Daniele da Coserica, predicando la Quaresima a Buonvicino, dichiarò di avere saputo con un avvertimento soprannaturale, che il corpo di s. Ciriaco, giaceva nell’acqua e quindi rischiava la completa distruzione; il popolo fu scettico, allora il predicatore aprì di notte il sepolcro, trovandolo allagato, mentre le ossa emanavano un soave odore.
Il vescovo intervenne e con altri dignitari fece una pubblica esumazione; si trovarono tre cassette con epigrafi greche contenenti i corpi di s. Ciriaco e di due monaci bizantini Cipriano e Basilio; un ossicino del santo fu posto in una teca, appesa poi alla statua del santo, che si porta annualmente in processione, il resto delle ossa fu chiuso in una nuova cassa, sistemata in luogo più decoroso.
Il rogito notarile dell’esumazione, andò perso nel 1647 durante un assalto al palazzo vescovile, di un gruppo di facinorosi.
La festa della ricognizione delle reliquie, il 16 aprile, prese il sopravvento su quella del 19 settembre, giorno della sua morte. Il suo culto è ancora molto vivo a Buonvicino e dintorni.

Su uno sperone roccioso che sovrasta il centro storico è presente un busto di bronzo di 7 metri, raffigurante il santo. L’opera è stata realizzata dall’artista Michele Zappino, che già conosciamo per essere citato nel libro “Il Sogno Americano” II volume.
