Italia suddita. Italia con poca voce in capitolo nelle decisioni internazionali che contano. Un declino che arriva dalla caduta della Prima Repubblica quando il Ministro degli Esteri era un politico oltre che con gli attributi, con delle competenze. Siamo passati dai vari De Gaspari, Saragat, Fanfani a Di Maio e Tajani, una disparita che ha portato l’Italia a non essere considerata all’Estero. Ultimamente, come direbbe Dante, in nostri Ministri degli Esteri andrebbero nel girone degli “Ignavi”, ma la gravita’ è la gestione politica di un Ministero importante, con tanti italiani sparsi nel mondo. Eppure, sforniamo il peggio. Non che ultimamente nel resto del Governo siamo messi benissimo, ma all’Estero è diventato un simbolo. Contro la guerra, ma votano per il riarmo, per la Pace e poi si chiudono nel mutismo giusto per non offendere Stati e Presidenti Amici, complici di un olocausto sotto gli occhi di tutti e di un crescente Nazismo nel mondo occidentale, che continuano a dichiarare aggressore chi viene ripetutamente provocato e mettono il naso in politiche di altri paesi quando si dovrebbero occupare di ciò che succede in Italia e non sembra che la vita dei cittadini sia cosi florida, poiché la maggior parte non arriva alla fine del mese. La politica estera è una cosa seria. Non è un caso se prima dei due ultimi appena menzionati, abbiamo avuto dei futuri presidenti della Repubblica, Antonio Segni e Giuseppe Saragat e del Consiglio, tra questi anche Aldo Moro, senza dimenticare Pietro Nenni, Forlani, Andreotti, De Michelis. Poi arrivano gli anni, 90, Tangentopoli, la crisi della politica e il tutto sparisce, compreso il Paese Italia e oggi sono questi i risultati. In tanti rimpiangono i vari Craxi, Berlinguer, Almirante e anche Andreotti, di una nazione tra le prime potenze industriali e che non aveva paura del confronto politico estero, eppure, c’era la Guerra Fredda. Oggi invece il buio totale, anzi più parlano più all’estero prendono in giro gli italiani. Una situazione paradossale, frutto di anni dove la politica non è intesa come servizio al popolo, ma interesse personale.