Su una collina, nei pressi di Soverato Superiore (CZ), si trova il borgo che un tempo fu fortificato da mura e torri, Soverato Vecchia. Risale probabilmente tra i secoli X e XI, durante il periodo di dominazione bizantina. È anche probabile che sia stato costruito su un precedente castrum romano. A prova di ciò sono alcuni laterizi presenti sull’arco murato della chiesa matrice, la testimonianza in alcuni documenti antichi e anche nella toponomastica, infatti, uno dei rioni del borgo vecchio si chiamava “Romano”. Fu abbandonato con il terremoto del 1783. Oggi sono ancora visibili i resti delle torri di difesa, di cui sono più evidenti i contrafforti angolari della torre grande, attorno alla quale l’intera cerchia fortificata faceva capo, e la parete di una torre rotonda con la presenza di feritoie, del periodo medievale. Rimangono ruderi di un frantoio, di un palazzo baronale di cui sono visibili i segni del caminetto e di alcune chiese, delle quali si mantiene in buono stato quella dedicata a S. Caterina d’Alessandria, collocata nella parte più alta del borgo, nelle vicinanze della grande croce di ferro, posta lì in tempi più recenti. È a navata unica e ha una cripta con volte a botte usata come ossario. Sono presenti alcune querce di sughero, sicuramente un tempo numerose, dalle quali Soverato prese il nome.
La leggenda racconta…
LA CAMPANA D’ORO DI SOVERATO
Fin dai tempi dei tempi, audaci ed impavidi pirati partivano all’arrembaggio per assaltare e depredare tutto ciò che trovavano nel ricco Mediterraneo. Volevano fare incetta delle ricchezze che trovavano lungo il loro passaggio e incutevano terrore a tutti gli abitanti, i quali cercavano di difendersi costruendo torri di avvistamento per poter subito allertare del pericolo imminente. I pirati provenivano da tanti paesi diversi e tra i più terribili si ricordano i Turchi.
I Turchi indossavano dei turbanti in testa, mantelli colorati, calzoni rimboccati sotto il ginocchio, avevano uno sguardo fiero e portavano lunghi baffi neri. Erano sempre in cerca di avventure e territori da assaltare e un giorno arrivarono fin su la collina di Suberatum, l’attuale Soverato Vecchia, la terra dei sugheri. Suberatum era stata fondata dagli abitanti di Poliporto, un piccolo insediamento costiero ellenistico e poi romano, i cui resti oggi si trovano tra i lidi Glauco e Sottovento. Per sfuggire alle violente incursioni dei pirati, gli abitanti della comunità di Poliporto si rifugiarono sempre più in alto fino a fermarsi su una collinetta che diventò il nuovo centro abitato. Nonostante fossero sempre in allerta e non perdessero mai di vista il loro nemico, gli abitanti di Suberatum subirono un duro colpo quando, nel 1594, i Turchi violarono le mura della città seminando panico e terrore. Gli invasori, a passo svelto e senza paura, portaro- no via con sé più averi possibili, ma il bene più prezioso era custodito all’interno della chiesa: la campana d’oro. I pirati si sparpagliarono in tutta Suberatum e i più coraggiosi si introdussero nella chiesa ad arraffare il bottino dal valore inestimabile. Con fatica, perché molto pesante, i pirati cercarono di portare la campana verso la loro nave. Ridendosela sotto i lunghi baffi neri perché convinti di essere riusciti nell’impresa, nell’attraversare il fiume Beltrame, uno di loro mollò la presa, facendo cadere la campana nell’acqua. Fu così che i Turchi se ne tornarono a casa delusi e sconsolati ed il rintocco della campana non smise mai di farsi sentire. Ogni notte di Natale si ode un forte ma lento “DIN-DON” dal fondo del fiume che la ospita, quasi a ricordarci che non ha mai voluto lasciare quel posto incantato, ricordato con il nome di Suberatum.
Leggenda tratta dal libro: LEGENDABRIA, Publigrafic, di Loredana Turco e Silvana Franco





