Quando gli Ebrei furono schiavi in Egitto, il profeta Mosè cercò di liberare il suo popolo guidandolo in un lungo viaggio nel deserto, durato più di quarant’anni. Tanti furono i miracoli che compì durante il suo cammino e un bel giorno Dio gli ordinò di celebrare il Sukkoth (o Sukkòth), la festa delle Capanne, ovvero il festeggiamento del ricordo del periodo trascorso in esilio, durante il quale il popolo sostava proprio in delle capanne. Gli ingredienti necessari per la cerimonia erano quattro: il mirto, il salice, la palma da dattero e il cedro che dovevano essere autoradicati e quindi puri, “kosher” nella lingua ebraica. Per puro si intende un frutto perfetto, senza macchie e dalla punta intatta quando viene staccato dalla pianta. Era naturalmente impossibile trovare il cedro nel deserto e dopo tanto pensare, Mosè decise di mandare i suoi uomini in Calabria, viaggiando su una grande nuvola che sembrava zucchero filato, dove si coltivava e si coltiva ancora adesso il cedro più puro che si possa trovare. Il cedro cresce anche in altri territori del mondo ma è qui che viene principalmente coltivato, lungo la Riviera dei Cedri nel cosentino tirrenico, tra Belvedere Marittimo e Tortora con al centro il paese di Santa Maria del Cedro, che prende il nome proprio da questo frutto dalle proprietà uniche. Se anche Mosè ritenne che il nostro fosse il cedro migliore che potesse esserci, cosa aspettate a scoprirne la sua essenza? Potete mangiarlo, berne il succo, utilizzarne la frutta candita per fare dolci dal sapore eccezionale, fare liquori. Ma i suoi usi non si esauriscono qui. Che siate di passaggio alla Riviera dei Cedri o decidiate di recarvici per raccogliere il cedro più famoso della storia, non rimarrete delusi dall’ennesimo regalo che la Calabria vi dona.

Tratto da: LEGENDABRIA, Publigrafic Edizioni

Di Loredana Turco e Silvana Franco

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