Raccontare l’emigrazione ed avere la fortuna di vistare quei luoghi storici è qualcosa di speciale, che le parole non possono descrivere quello che si prova dentro. Per questo devo ringraziare Janis Morelli, Pina e Daniel Fratamico che mi hanno fatto realizzare un sogno portandomi a visitare Ellis Island. Un altro ringraziamento al dottor Pasquale Nestico e alla Filitalia International per avermi voluto qui e fatto incontrare splendide persone. Non per ultime, chi con tanta pazienza e sacrificio mi permettono di stare qui, lontano migliaia di chilometri, mia moglie Milena e mia figlia Alba. Solo cosi si può capire la sofferenza che tanti padri e madri hanno dovuto affrontare varcando l’oceano. 



Ellis Island non è solo un luogo di emigrazione, è il simbolo dell’emigrazione e di una nazione che grazie al contributo di tanti italiani ha potuto progredire e diventare la potenza che oggi conosciamo. Varcare quelle porte ti fa rivivere ed immedesimarti quasi in un un attore che dovrà interpretare il personaggio. I documenti, le lettere, i racconti tutto ciò per il quale abbiamo scritto, anche nei due volumi de Il Sogno Americano con il professor Pino Cinquegrana, diventano il completamento. L’emozione più grande arriva quando si entra nel salone grande, dove migliaia di emigranti ogni giorno venivano schedati. Sederti su quelle panche e aspettare il proprio turno, cosi come fatto da loro è stato speciale, se poi si pensa che non conoscevano la lingua e dovevano fare affidamento su qualche interprete, calpestare quei pavimenti rimasti ancora intatti dopo più di un secolo, entrare nelle stanze che ospitavano le visite mediche, dove tanti italiani furono spediti indietro per un glaucoma. La memoria ci riporta ai giorni nostri. Pensiamo se queste restrizioni ci sarebbero state ancora oggi? Poi dormitori utilizzati per le quarantene e la stazione dei treni sulla terra ferma che smistava gli emigranti nelle città degli Stati Uniti. Il tutto arricchito con un video di 30 minuti che racconta il viaggio di milioni di essere umani, dove immagini come sarebbe stato per te e la tua famiglia quel viaggio di inizio Novecento. Quelle madri e bambini che avevano pochi stracci ma tanta speranza scolpita nei loro volti. Avevano lasciato tutto, ben consapevoli che sarebbe stato difficile ritornare in un luogo che le aveva regalato solo miseria. Guardando le immagini si nota il coraggio che hanno avuto per compiere la traversata e raggiungere la Terra della Speranza.

A rendere speciale il tutto ciò è stata soprattutto la compagnia che mi ha assistito, Janis, Pina e Daniel hanno avuto familiari che sono passati da Ellis Island ed è stato bello condividere con loro il momento in cui hanno visualizzato i nomi dei nonni, genitori e parenti. A tutto ciò si aggiunge l’ingresso nel museo dei due volumi Il Sogno Americano, che nascono da una rubrica di kalabriatv.it sull’emigrazione.

La prima immagine che l’emigrante vedeva dopo settimane di viaggio era la statua della Libertà li ferma quasi ad accoglierli nel Nuovo Mondo.come Ellis Island su un isolotto e già sede di un forte militare. Lady Liberty è come se decorasse quel paesaggio. Certamente i 200 gradini per raggiungere i piedi della statua sono un po troppi, ma l’adrenalina per aspettare l’ascensore era molta, ma ne valeva la pena arrampicarsi. Anche la statua della Libertà è molto visitata, a un certo punto ci è sembrato di essere a Bombay. Nemmeno nella Brampton Canadese avevo mai visto tanti indiani messi insieme, segno che il turismo americano guarda molto all’Asia e ai paesi in fase di sviluppo.

Il Sogno Americano continua ad arricchirsi e realizzarsi.

kalabriatv.it nei prossimi giorni regalerà ai nostri lettori le immagini di Ellis Island e la Statua della Libertà.

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