Mauro Russo pittore, in questo periodo, attraversando le stanze del tempo, vive giorni fatti di ore intense, piene della vivacità del clima culturale dell’Urbe. L’artista è venuto al mondo a Limbadi, in quel di Calabria e poi cresciuto fra le case dell’antica Hipponion, ribattezzata Valentia dai Romani (detta anche Vibo), poi nomata Monteleone da Federico II di Svevia. Quella città magnogreca, che ha visto le sue corse a perdifiato, gli occhi di bambino, l’universo onirico e segreto, la caccia ai sogni lontani, il suo sguardo verso i rari arcobaleni e, quella fretta dell’inseguire veloce, veloce, il tempo del futuro.

Le sue sono terre della Costa degli Dei, che corre dal mar Tirreno e sale fino ai monti delle Serre; centro e cuore del mondo che appartenne a Italo e alla stirpe di Enotria.

Russo ha speso i giorni della sua vita in Calabria fra Limbadi, Gioia Tauro e l’ antica Vibo. La cittadina più popolosa della costa, intrisa ancora oggi, di quell’antico odor di “viole”, che si diffonde ancora sin dai tempi della legenda, per narrare al mondo, proprio attraverso gli effluvi di questo fiore, la figura, la vita e l’opera  dell’abate Leoluca, che è il suo venerato Santo patrono.

Succede che Mauro maturi con perentorietà e con convinzione, in un tempo  precoce, quella sua amata voglia, quella spinta ideale irrefrenabile che, lo porta verso la fuga da ogni distrazione e da gran parte degli interessi per le banalità di “massa”. Il tutto, lontano da snobismo, da manie di grandezza e, da pretestuosi distinguo; ma che comunque, lo sospinge verso nuove vie, dove ogni cosa, se pur diversa, è maturata con serenità e riflessione, con estasi e contemplazione: la “via è l’Arte”, la bellezza della natura e, il mosaico di ogni dettaglio visibile al mondo.

Quell’Estraniarsi per ritrovarsi, che assume senso solo in forza dell’essere se stessi, del ridarsi, del dare testimonianza di ciò che siamo, all’incedere del tempo. Per attenuare le inquietudini, trovare acque più placide cristalline e, per avere con il mondo, un armonico intenso respiro. L’arte è il mezzo, la via e, la speranza, il giovane Russo, trova qui la spinta verso la limpidezza e il chiarore della luce. Un rapimento, una specie di trance che, lo porta a connettersi con le dimensioni del divino. Studente prima al Colao di Vibo Valentia, poi all’Accademia delle Belle arti di Reggio Calabria, Mauro Russo è entrato in contatto con Giuseppe Ponturiero Luzzaro, pittore e aviatore, molto conosciuto nel panorama artistico. Dopo gli studi, Russo lascia la Calabria per cercare fortuna al Nord e si iscrive all’Accademia a Brera dove approfondisce i suoi studi che lo porteranno a diventare un artista molto affermato. <<Oggi il pittore – ha commentato Mauro Russo – pur lavorando alacremente somiglia sempre di più a “Sisifo”: porta in alto il peso, fa emergere l’opera, risale ogni montagna, per poi precipitare vorticosamente all’ingiù, per tentare ancora di sollevarsi e riprendere nuovamente il cammino dalla quota più bassa.  In più la “modernità” ha moltiplicato i frequentatori dell’Arte, schiere di “dilettanti” che tentano la “sorte”, spendono fra tavolozze e pennelli il tempo libero, una mezza giornata di festa, una parte delle loro ore di noia; molti s’illudono, credono che l’arte sia come l’andare un’ora in palestra… cosa che è la negazione totale di ogni forma d’arte. Abbiamo tutti un tempo breve, l’arte è la medicina per la nostra inquietudine, ma se non sai dove cercare, nelle profondità più imperscrutabili dell’anima, non farai mai arte, ma decorazioni, guarniture ornamenti. Spesso ricordo il refrain di un mio vecchio maestro, “l’acqua cheta e la noia borghese, non fanno pittori”>>.

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