Zia Teresa, un nome familiare che fa venire in mente quella parente che da bambini dispensava coccole e abbracci a tutta la famiglia, senza mai stancarsi. O, ancora, la zia che, nelle antiche cucine di una volta, era spesso intenta a “spadellare” con amore prelibatezze che facevano leccare i baffi a grandi e piccini. Questi pochi esempi forse spiegano come e perché sia giunto al successo il ristorante “Zia Teresa”, ad oggi il più famoso locale calabrese a Melbourne, ed uno dei più noti e frequentati posti di cucina italiana nella metropoli australiana. Originaria di Amantea, la storia di Teresa Bruno (da nubile Lampante) ha inizio sul finire degli anni ’60, allorchè, appena diciottenne, il destino volle farla incontrare con Franco. Questi, sarà l’uomo che cambierà per sempre la vita di una semplice ragazzina calabrese.

“Con mio marito – racconta la zia Teresa – ci siamo conosciuti un’estate, mentre lui era in ferie dal lavoro in Germania. Quindi, finite le vacanze, Franco ripartì per il nord Europa”. Dunque, il giovane innamorato rientra a lavoro, ma, ormai, Cupido col suo arco ha già scagliato le frecce nei cuori di entrambi i giovani. “In quegli anni, l’unico mezzo per comunicare erano le lettere e fu così che la lontananza venne attenuata da lunghe pagine piene di sentimento che Franco mi spediva mentre io aspettavo con ansia”. In seguito, però, seppur rientrato in Calabria, per Franco le porte dell’emigrazione si riaprirono presto. E questa volta ancor piú lontano, in Australia, con la prospettiva di non poter rientrare in Italia prima di cinque anni. “Quando Franco dovette ripartire per l’estero, i miei genitori furono molto preoccupati per me e per il mio futuro. Ma io sapevo ciò che ci univa e decisi ugualmente di aspettare il suo ritorno”. Ed infatti Zia Teresa ebbe ragione e dopo circa un anno nella terra dei canguri, Franco rientrò in Italia per sposarla. “Una volta sposati, decidemmo di ripartire per l’Australia in cerca di fortuna. Giunti a Melbourne mio marito trovò impiego in una raffineria, mentre io venni assunta in una fabbrica di scarpe”. A segnare il cammino della giovane coppia calabrese vi fu anche l’incontro con Padre Giuseppe, un missionario cattolico residente in Australia.

“Padre Giuseppe lo conobbe mio marito per caso, e, seppur Franco fu un pó diffidente al principio, col tempo divenne un nostro grande amico di famiglia”. Fu proprio grazie a Padre Giuseppe che Franco lasciò il lavoro nella raffineria e iniziò a lavorare in un locale di italiani a Melbourne. “Nella pizzeria cominciò a lavorare prima mio marito, perché il lavoro nella raffineria era molto pericoloso e logorante e, dopo un pó, andai anche io a lavorare in cucina. Rimasi poi incinta del nostro primogenito, Andrew, e con i titolari del locale, delle brave persone, passammo ad essere da dipendenti a soci dell’attività”. Siamo quindi a metà degli anni ’70 e le cose in Australia per i coniugi Bruno iniziano ad andare bene, l’attività funziona e zia Teresa resta incinta della seconda figlia Cinthya. Ma il richiamo della terra natìa è forte, quindi Franco e zia Teresa decidono di provare a rientrare in patria. L’Italia però, e la Calabria in particolare, non sono cambiate abbastanza, anzi per nulla. “Rientrammo in Calabria con la speranza di far crescere i nostri figli nella terra dei loro genitori, ma dopo pochi mesi, tornammo sui nostri passi, rientrando in Australia”. A Melbourne, zia Teresa e il marito Franco trovarono subito un’occasione e investirono tutti i loro risparmi nell’acquisto di un nuovo ristorante. “Il nostro secondo locale andava bene e con Franco lavoravamo insieme d’amore e d’accordo, io in cucina e lui in sala”. Quando zia Teresa parla del marito Franco, il tono della sua voce cambia, facendo percepire tutto il sentimento che, seppur a distanza di molti anni, ancora nutre immutato verso quello che é stato l’unico amore della sua vita. “Ad inizio degli anni ’80 nasce la nostra terza figlia, Linda Jane e, per l’ennesima volta, decidemmo di rientrare per stare vicino agli affetti che avevamo lasciato in Calabria”. Dunque, ancora una volta, zia Teresa e famiglia tornano a casa, riuscendo in questa occasione a stabilizzarsi per qualche anno. Sfortunatamente, però, il destino é crudele e Franco inizia ad accusare i primi seri problemi di salute. “Tutto ebbe inizio con una forte tosse. Poi, facendo dei controlli approfonditi, scoprimmo che il problema non sorgeva dai polmoni, ma bensì dal cuore”. La diagnosi che ricevettero fu un colpo tremendo: il cuore di Franco era lesionato e l’unica speranza era quella di sottoporsi ad un trapianto. “Purtroppo, a quei tempi, un trapianto risultava possibile solo se il malato era già in fin di vita. A quel punto, la nostra unica possibilità fu di tentare tutto rientrando in Australia”. Era la metà degli anni ’80, quando, per l’ultima volta, la famiglia Bruno saluta per sempre la sua amata Calabria. Atterrati a Melbourne, zia Teresa e famiglia trovano un paese molto diverso rispetto a quello che avevano lasciato pochi anni prima. La città si era ingrandita ed arricchita, ma il prezzo lo si era pagato in termini di sicurezza e di una minore vivibilità.

“L’Australia dei primi anni ’80 aveva subito dei grandi cambiamenti, comunque io e Franco riuscimmo, con grandi sacrifici, a riacquistare il primo locale dove avevamo lavorato anni prima. A darci una mano, in quell’occasione, fu ancora una volta Padre Giuseppe. Lui, in quel periodo, dirigeva una tipografia ecclesiastica e così potemmo stampare a prezzi vantaggiosi migliaia di volantini pubblicitari del nostro nuovo locale: “Zia Teresa”. Il successo fu immediato e per mangiare nel locale dei Bruno bisognava prenotare con settimane di anticipo. I motivi del clamoroso boom furono da attribuire, da un lato alle squisite ricette sfornate da zia Teresa in cucina, ma dall’altro anche grazie alla bravura e al carisma di Franco in sala. “Mio marito era un uomo molto sociale e cordiale, per lui intrattenere i clienti non era un lavoro, ma una passione che nasceva in maniera naturale, spontanea. Direi un istinto innato verso il prossimo”. Trascorsero gli anni, i ragazzi crebbero, ma con loro avanzò anche il deterioramento della salute di Franco. “Tutto accadde nel 1989, era il mese di agosto e, ormai, il cuore di mio marito stava per cedere. Io e i miei figli sperammo fino alla fine in un miracolo, ma, purtroppo, non ci fu nulla da fare”. Quel giorno a zia Teresa crollò per un istante il mondo addosso: sola, con tre figli ancora minorenni di cui prendersi cura ed un’attività da mandare avanti. Il dolore che provò per la perdita dell’uomo che rappresentava l’amore della vita fu talmente grande che non sentì alcun bruciore. “In quel momento di estremo dolore ho percepito quanto forti dobbiamo essere noi donne. Non versai una lacrima, andai avanti per il futuro dei miei figli e divenni, oltre che madre, anche padre”. Forse il cuore delle donne non è un cuore normale, non ci sono quattro stanze, nessun atrio e nessun ventricolo. Forse è uno spazio aperto, così che ci entrino più cose, più persone, più sentimenti… più dolore. La grandezza delle donne sta nella forza dei loro silenzi. Le donne forti le riconosci subito: portano con sè i propri sogni, le cicatrici, le lacrime, i sorrisi e quando se ne vanno si percepisce il vuoto. Zia Teresa é una di queste donne, talmente forti che riescono a trasformare il niente in tutto ed ogni notte, alla stessa ora, cominciano a contare le stelle convinte che nulla sia impossibile. “Riassumere gli anni di vita qui in Australia, da quando Franco ci ha lasciati, é impossibile. Posso solo dire che, da quel terribile dolore, é nato ciò che lui avrebbe desiderato per la sua famiglia: tre splendidi figli che oggi vivono e lavorano onestamente con le loro famiglie e il nostro locale, che lui amava come un altro figlio”. Frequentato da attori di fama internazionale, come Russell Crowe o Renée Zellwegger, negli anni il ristorante “Zia Teresa” é divenuto ormai il punto di riferimento per chi vuole mangiare e conoscere la cultura calabrese e italiana, in una grande metropoli come Melbourne. Francesco Castagna

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