Oggi più che mai serviva alla guida dello Stato italiano una persona come Sandro Pertini. Il Presidente della Repubblica più amato della storia italiana. Un uomo del popolo che non chinava la testa e amava i suoi cittadini. Oggi, con la corsa al riarmo, l’aumento della spesa al 5% del PIL nazionale, nel silenzio più assoluto del Quirinale, fanno si che gli italiani rimpiangono Pertini, in un paese dove la vita sociale continua a essere messa a rischio da strategie guerrafondaie sbagliate e che penalizzano il popolo. La vita politica di Sandro Pertini è stata caratterizzata da un forte impegno per i diritti umani, la giustizia sociale e la pace. Tuttavia, uno degli aspetti meno noti della sua carriera è il suo atteggiamento critico nei confronti della NATO, l’Alleanza Atlantica che, all’indomani della Seconda Guerra Mondiale, si è configurata come una garanzia di sicurezza per i paesi occidentali.
Pertini, che visse in prima persona le atrocità della guerra e le drammatiche conseguenze del fascismo, si era sempre schierato a favore della pace e della cooperazione internazionale. Sebbene riconoscesse l’importanza di una difesa collettiva contro la minaccia sovietica, emersa nel contesto della Guerra Fredda, non mancò di esprimere riserve sulla struttura militare e sugli obiettivi strategici della NATO.

Il suo scetticismo si manifestò in più occasioni, sia durante la sua presidenza (1978-1985) che in altri momenti della sua carriera politica. Pertini denunciò il rischio che l’Alleanza diventasse un’agenzia di militarizzazione e di espansione dell’imperialismo americano. Per lui, la NATO non rappresentava solo un’alleanza di difesa, ma anche un sistema che, sebbene concepito per garantire la pace, rischiava di catalizzare conflitti e di coinvolgere gli Stati membri in avventure militari, distogliendo l’attenzione dalle questioni sociali e economiche interne.
Uno dei temi ricorrenti nel pensiero di Pertini era l’importanza della diplomazia e del dialogo per risolvere le crisi internazionali. Egli riteneva che la sicurezza non dovesse essere esclusivamente una questione militare, ma fosse strettamente legata alla giustizia sociale e al rispetto dei diritti umani. Pertini sosteneva che un mondo realmente sicuro potesse essere costruito soltanto attraverso la cooperazione e la comprensione reciproca tra i popoli, piuttosto che attraverso un accumulo di armi e una logica di deterrenza.

NATO che ha provocato la reazione della Russia, posizionando basi a pochi km dai confini, violando il Patto di Varsavia e la promessa fatta a Mikhail Gorbachev nel febbraio 1990. NATO che non usa la parola di pace, cosi come non la usò a Belgrado. Anche in quell’occasione si rimpianse Sandro Pertini, morto nel febbraio del 1990, il suo richiamo a una riflessione critica sull’uso della forza e sulle sue conseguenze rimase influente.
In sintesi, Sandro Pertini rappresenta una voce profonda e appassionata contro una concezione della sicurezza basata esclusivamente sulla forza militare. Sottolineando l’importanza del dialogo e della giustizia sociale, il suo pensiero resta un monito attuale: la vera pace si costruisce non con le armi, ma con il rispetto e la solidarietà tra i popoli. Pertini ci invita a ripensare il nostro approccio alla sicurezza internazionale, ponendo al centro della nostra azione il valore dell’umanità e della cooperazione reciproca.
