Il sogno di un ragazzo di Calabria divenuto realtà. Lui è Giovanni Rattacaso, operaio specializzato in una fabbrica di dolciumi e blogger nei ritagli di tempo libero. “Calabrese in Oriente – Giappone” è il titolo del vlog dove sono visibili spezzoni di vita quotidiana, ma anche reportage, dirette dal vivo e racconti di vario genere tutto rigorosamente “Made in Japan”. Nel paese del Sol Levante Giovanni ha ottenuto un visto permanente e vive con sua moglie (giapponese) e la loro bimba a Sendai, un agglomerato urbano di circa un milione di abitanti che si trova nella regione del Tohoku a nord di Tokyo. La sua storia di moderno migrante ha inizio oltre dieci anni fa; nato a Praia e poi trasferitosi a Tortora, nel novembre del 2011 decide che fosse giunto il momento di dare una svolta al proprio destino. <<Quando arriva il momento di cambiare tutto nella vita – ci racconta dal Giappone – percepisci un segnale interiore, quasi come ti scattasse una molla dentro. Certo, bisogna sentirsi pronti perché andare all’altro capo del mondo non é una cosa facile, ne da prendere sottogamba». E distante Giovanni ci é andato parecchio, anzi il piú lontano possibile,facendo un biglietto di sola andata per giungere nella terra dei canguri.

<<Scelsi l’Australia per gettarmi alle spalle un futuro fatto di incertezze e precarietà. Al tempo me ne aveva parlato un ragazzo che conoscevo e ci aveva vissuto. Ci misi pochissimo a decidere: era giunto il momento di andare e provarci anche io>>. Con un pó di amaro in bocca, Giovanni confessa che se non avesse avuto il coraggio di prendere qell’aereo e scappare via dalla sua terra, oggi, probabilmente, sarebbe ancora un uomo con un lavoro precario e sottopagato. Magari in uno di quei posti in cui ci si lamenta per il reddito di cittadinanza, ma dove poi si calpestano diritti e dignità del lavoratore. «Ho iniziato la mia avventura in Australia – continua nel racconto – con un Working Holiday Visa, un visto che mi permetteva di lavorare e viaggiare nel continente per un anno. Poi, invece che per dodici mesi, rinnovai di anno in anno il visto fino al 2014. Quell’anno, mentro ero su un autobus, incontrai una ragazza giapponese che frequentava la stessa scuola di lingua inglese a Perth. Fu amore a prima vista. Dopo un periodo di relazione, lei, finiti gli studi, dovette purtroppo rientrare a casa. Anche in questa circostanza ci misi poco a decidere, partendo in Giappone per vivere insieme a lei>>.

Dunque, nel 2014, Giovanni inizia la nuova vita in terra nipponica con la sua ragazza: «Per cominciare mi iscrissi ad una scuola di lingua giapponese che dava la possibilità di lavorare part-time. Iniziai così perché il visto di studio in Giappone ti permette anche di lavorare un certo numero di ore a settimana. Conoscere la lingua è importante perchè rende la vita molto più semplice. Tanti giapponesi non parlano altre lingue, nemmeno l’inglese, e questo crea una difficoltà di comunicazione; per apprendere il giapponese non c’è una ricetta precisa, ma servono dedizione, impegno, pratica e solo così si ottengono risultati>>. Il tempo però scorse velocemente e il visto terminò presto. <<Insieme a mia moglie dovemmo decidere cosa fare, e, infine, decidemmo di convolare a nozze. Cambiai quindi il visto di studio per quello matrimoniale e ció, inoltre, mi consentì di lavorare finalmente a tempo pieno». Giovanni ci racconta che integrarsi nella società nipponica è un processo che richiede tempo e che la cosa è soggettiva poiché dipende da molti fattori personali e sociali. <<In Giappone lo straniero é nella maggior parte dei casi ben accettato, ma sempre con riserva rispetto al bene del paese. L’immigrazione è rigidissima e gli stranieri sono soggetti a minuziosi controlli, anche se personalmente mi sono adattato molto bene. Il Giappone è un paese bellissimo e affascinante e, ovviamente, anche se molto diverso dall’Italia, ha una sua storia che si rifà a tradizioni millenarie>>. Giovanni prosegue parlando poi del suo lavoro e di quello che per adesso é un hobby, ma che gli ha permesso di farsi conoscere tra i suoi connazionali italiani: «Lavoro come operaio spacializzato in una fabbrica di dolciumi e guadagno bene. Non sono ricco, ma riesco a permettermi una vita normale senza l’angoscia di non riuscire a pagare la rata del mutuo. Certo la mia giornata lavorativa é lunga, impegnativa e i ritmi di lavoro sono intensi, ma da quando lavoro in Giappone non sono stato mai (e sottolineo mai) retribuito in ritardo o pagato meno di quello che mi spetta. Per quanto riguarda il canale YouTube l’ho aperto nel 2015, volevo condividere le mie esperienze e raccontare un Giappone che non fosse quello commerciale, ma più autentico. Ovviamente considero i social un hobby. il mio lavoro è quello che mi permettere di vivere». 

Ad oggi, Giovanni ha pubblicato su internet centinaia di contenuti multimediali: dal matrimonio ai vari viaggi con sua moglie, passando per quelli dedicati alla società giapponese o a reportage come quello sullo tsunami avvenuto a Fukushima. Ma la vita di un emigrato, purtroppo, è fatta anche di momenti tristi e duri da superare, come ci confessa Giovanni: <<Lo scorso Natale stavo rientrando in Calabria per far conoscere ai miei genitori la nipotina. Purtroppo, pochi giorni prima del nostro arrivo, il destino ha voluto che mia madre venisse a mancare. Partendo, anni fa, avevo messo in conto anche questa evenienza, ma viverlo è stato un colpo durissimo e difficile da superare. Essendo figlio unico non ho fratelli e quindi tutto l’affetto dei miei é sempre stato riversato su di me. Adesso, dopo mesi dall’accaduto, ho peró maturato il lutto e ciò che mi consola é il ricordo di quando i miei genitori vennero a trovarmi in Giappone. Vedendo dove e come vivevo, ricordo ancora le loro parole: sei lontano da noi, ma, almeno adesso, siamo felici di vedere cosa hai realizzato per la tua vita>>. Francesco Castagna

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Un pensiero su “Samurai Calabrese in Giappone”
  1. Saludo desde Cuba!
    Interesantisima la historia del joven calabres Rattacaso en Japon! Es un cambio fuerte de culturas muy diferentes, logrado solo por el AMOR, que es el balsamo de los mas grandes dolores.

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