Passeggiando in una campagna di Stalettì (CZ).
L’Anemone.
Fu il filosofo e botanico greco Teofrasto, nato ad Ereso nel 371 a.C. e discepolo di Aristotele, ad attribuire a questo fiore il nome “anemone”. Significa “fiore del vento” per le fragili corolle variamente colorate. Esistono una settantina di specie di questo fiore, alcune spontanee dell’Europa mentre altre provengono dal Sudafrica e dal Sud America. Alcune specie di anemoni sono usate in erboristeria e in omeopatia. Nella medicina omeopatica gli anemoni vengono indicati nel caso di depressione, nella cistite, nei disturbi gastrici, nell’otite e nei disturbi del sonno.
Narra una leggenda che Anemone fosse una ninfa della corte di Flora, dea romana della primavera.
Un giorno Zeffiro e Borea s’innamorarono di lei, ma Flora indispettita decise di punirla tramutandola in fiore.
Un’altra leggenda narrata da Ovidio, dice che Adone ucciso da un cinghiale, veniva pianto da Venere che l’amava. Venere versò una sostanza magica sul sangue dell’amato da cui nacque un fiore, l’anemone.
Gli egizi ponevano ciotole fiorite all’interno delle piramidi mentre gli etruschi lo coltivavano intorno alle tombe. Per Plinio il Vecchio il fiore aveva virtù magiche, e raccomandava di cogliere il primo fiorito nell’anno, chiuderlo in un sacchetto rosso di tela e di portarlo vicino al cuore per scongiurare malocchio e febbre.

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