Calabria e Africa, due facce della stessa medaglia. Due terre divise solo da una manciata di miglia marine, scenari mozzafiato in cui la natura ha donato angoli di paradiso. Purtroppo, però, entrambi luoghi dove i propri abitanti sono costretti ad emigrare in cerca di un futuro migliore. Ed é nel continente africano, ad Abidjan, capitale della Costa d’Avorio, che la protagonista di questa storia ha tratteggiato la sua nuova dimensione. Emilia Franco all’anagrafe, Emi nome d’arte, é un’emigrata di origini calabresi partita qualche anno fa insieme alla famiglia in Africa. Il sangue della Magna Graecia, oltre che nelle vene, scorre a fiumi anche nei colori con cui dipinge le sue opere. Oggi Emi è un’artista in evidenza che riscuote importanti riconoscimenti di critica e pubblico in Costa d’Avorio. «Papà Santo – racconta Emi – era nato a Bagnara, in provincia di Reggio Calabria, mentre mamma Francesca (Rachiele) era originaria di Serra San Bruno, in provincia di Vibo. Galeotto fu un viaggio di lavoro alla fine degli anni ’50, quando mio padre accompagnò come autista uno zio in giro per la Calabria. A dire il vero, in quell’occasione, lui era interessato ad un’altra ragazza, ma, non so per quale motivo, gli fu invece presentata mia madre». Il destino in quei momenti aveva già deciso: di lí a poco, la giovane coppia convola a nozze e nasce il primo figlio. Il lavoro però spinge il capofamiglia a trasferirsi al Nord, in cerca di fortuna. Lainate, grigia periferia milanese, é il paese dove la famiglia Franco si stabilì e che ad Emi diede i natali. Cresciuta nel boom degli anni ’60, con la sua famiglia trasferita come tante altre dal Sud in cerca di un futuro migliore, la vita di Emi scorre tranquilla. Terminati gli studi si inserisce nel mondo del lavoro: la scuola e l’insegnamento sono lo sbocco naturale. Passano gli anni e giunge anche il matrimonio e i due figli, Elisa e Daniele. Nel frattempo Milano é diventata la capitale mondiale della moda e flotte di artisti la invadono: al bar Jamaica di Brera, allora quartiere di artisti in cerca di fama o affamati di cibo, ma anche celebri, potevi trovarti a bere il caffè accanto a Fontana, Crippa, Dova, Brindisi, Pomodoro, Bianco. Loro si confrontavano e qualche fortunato, se capitava, ascoltava questi artisti scambiarsi pareri e opinioni sui rispettivi progetti. Trascorrono altri anni e nella vita di Emi ci sono importanti cambiamenti: chiuso il primo matrimonio, Emi conosce il secondo marito, un ingegnere del Marocco trasferito dalla sua azienda nella metropoli lombarda. «Nel 2012 mio marito lasciò la sua vecchia azienda e si mise a lavorare come consulente privato. Fu in questa circostanza che viaggiammo per la prima volta in Costa d’Avorio. Ed é stato subito il luogo del cuore». Sfortunatamente però Daniele, all’epoca appena dodicenne, non si adatta al nuovo paese ed Emi é costretta a rientrare con il ragazzo in Italia. Ma il “mal d’Africa” si é ormai insinuato in lei: terminati gli studi superiori del ragazzo, Emi riparte definitivamente per Abidjan. Lì, in terra d’Africa, il seme artistico, da sempre piantato dentro sé, sboccia e si misura col suo talento. E il posto glielo conferma: inizia a vendere le proprie opere e intanto si fa largo il desiderio profondo di scoprire orizzonti diversi che si dischiudono in Costa d’Avorio. «Questo é un paese pacifico che mi ha aperto il cuore sulle bellezze e gli occhi sui contrasti di un continente che cattura l’anima più nascosta di ogni essere umano. Anche quando rientrai la prima volta in Italia, ho sempre voluto tenere negli occhi e nel cuore il paradiso terrestre che conobbi nel mio primo viaggio. É grazie agli ivoriani, popolo di grande cultura, che ho iniziato a dipingere facendolo in modo autentico: cambiare la luce, essere illustrativa, inserire tessuti, creare sculture e, infine, avviare delle proficue collaborazioni. Devo molto a questo popolo». Dunque, in poco tempo, Emi é divenuta un’affermata artista sia in Africa che all’estero. Ciò l’ha spinta ad aprire la “Galerie de la Residence des arts”, uno spazio dove oggi vengono esposte sia le sue opere che quelle di famosi artisti internazionali. Ma, oltre al lato artistico, vi é anche quello umano e sociale, perché Emi in Costa d’Avorio ha conosciuto quella che ormai é una sorella acquisita. «Manuella Ette é una cantante ivoriana diversamente abile. Qui ad Abidjan ha creato l’associazione “Les amis du coeur”, un gruppo di volontari che contribuiscono ad aiutare persone disabili o che si trovano in difficoltà; com’é ovvio, qui in Africa esiste la vera povertà e le ingiustizie sociali sono enormi. Tutt’oggi, anche se la gente era ed è piena di dignità oltre che “proprietaria” di tante ricchezze, spesso vive da diseredata. Il sogno europeo di molti giovani africani è diverso da quello americano del passato e l’Europa non è l’America, al contrario è in una grave crisi. L’emigrazione attuale in Italia è sorella di quella favorita da francesi e inglesi cinquant’anni fa per far entrare nuova forza lavoro, senza però che vi sia integrazione neanche per le seconde e terze generazioni. Il futuro speriamo che sia meno fosco, ma tocca a noi inondarlo totalmente di colori». Anche questo é il nostro augurio. Francesco Castagna

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