Lungo Passyunk Avenue, dove sventola il tricolore
Nella East Passyunk Avenue di Philadelphia, ogni insegna racconta una storia. Le vetrine riecheggiano di scritte italiane, i profumi di cucina si mescolano al ritmo vivace del quartiere, e su molti negozi sventola ancora orgoglioso il tricolore.
Tra i locali storici, Mr. Martino’s Trattoria, ricavata da una vecchia ferramenta, accoglie i clienti con piatti casalinghi dal sapore autentico. Poco più avanti, Adoro Restaurant unisce tradizione e modernità in una cucina raffinata, mentre Marra’s, dal 1927, continua a sfornare pizze e salse rosse “come una volta”.
Non mancano tappe più intime, come Bucatini Caffè, ristorante BYOB che propone pasta fresca e piatti di pesce, o L. Mancuso & Son, bottega di specialità italiane famosa per formaggi, salumi e panini dal gusto genuino.
A pochi isolati di distanza, il 9th Street Italian Market — uno dei mercati all’aperto più antichi d’America — è un’esplosione di colori, odori e dialetti: un pezzo d’Italia nel cuore di Philadelphia. Le case in mattoni rossi ricordano le prime emigrazioni, quando le famiglie italiane lasciavano le periferie per costruire qui un nuovo inizio.

Sui gradini di Rocky, simbolo di riscatto
Tra le icone della città, impossibile non citare i 72 gradini del Philadelphia Museum of Art, resi immortali dal leggendario pugile italoamericano Rocky Balboa.
Dall’alto, lo sguardo si apre su Ben Franklin Parkway, una prospettiva mozzafiato tra grattacieli e parchi che riassume, meglio di ogni parola, lo spirito americano: ambizione, fatica e orgoglio.
“L’America è l’America”, mi ha detto una tonnarota di Bagnara: qui, come allora, è ancora possibile reinventarsi, trovare lavoro, costruire futurko — nelle scuole, nei ministeri, negli ospedali super efficienti.

Una doppia missione tra studio e cultura
Sono a Philadelphia per una duplice ragione: accompagnare mia figlia in un Exchange Program nel campo della biologia, delle scienze nutraceutiche e della nutrizione umana; e allo stesso tempo svolgere attività di relation man e di potenziamento linguistico e metodologico nelle lingue straniere — inglese, francese, tedesco e cinese.
E, incredibilmente, a questa età continuano ad arrivare offerte di lavoro: segno che l’impegno, ovunque, viene ancora riconosciuto.
Molto è cambiato dagli anni Settanta, ma l’italianità continua ad avere una marcia in più.
Lo studio rimane il valore cardine, la chiave del successo personale e professionale. Certo, studiare in America è costoso, ma le prospettive di carriera e di crescita ripagano ogni sacrificio.

Filitalia International: un ponte tra due mondi
Il mio punto di riferimento a Philadelphia è il Museo dell’Emigrazione della Filitalia International, fondato dal cardiologo di fama mondiale Prof. Pasquale Nestico — figura di altissimo profilo umano e scientifico.
Si può dire che Nestico sta a Philadelphia come Philadelphia sta a Nestico: indissolubili.
Lì, la memoria dell’emigrazione italiana si intreccia con la storia viva di una comunità che non ha mai smesso di credere nei propri valori.

A tavola con Alida: radici e rinascita
Sulla tavola degli italiani d’America non mancano mai la soppressata, il vino rosso crotonese, i pomodori secchi sott’olio, le frittate e, naturalmente, la pizza. Qualcosa si è integrato con la cucina americana — salse più forti, condimenti diversi — ma io resto fedele alla cotoletta e ai peperoni ripieni, proprio come il mio amico giornalista Nicola Pirone, Executive Director della Filitalia International.
È stato lui a presentarmi la signora Alida, ottantenne dal carisma straordinario, grande conoscitrice di Dante e Shakespeare. Ancora oggi insegna alla Jefferson University, coltiva un suo orto e si nutre solo di ciò che produce: un esempio di vita semplice e sapiente, autenticamente italiana.

Il Gala e l’orgoglio italiano
Tra incontri con autorità, presentazioni di libri ed escursioni, il tempo scorre veloce.
Il 2 novembre è la data del Gala Annuale: una serata di prestigio che riunisce ambasciatori, consoli, imprenditori e rappresentanti della comunità italoamericana.
Quest’anno avrò l’onore di sedere al tavolo principale, accanto al Prof. Pasquale Nestico e all’illustre Prof. Domenico Praticò della Temple University.
Un momento che non è solo mondano, ma simbolico: la celebrazione di un’identità che, pur lontano da casa, continua a illuminare le strade di Philadelphia.

Conclusione
L’America, come la vita, cambia volto ogni giorno. Ma tra le strade di South Philly, l’Italia è ancora lì: nei profumi di cucina, nelle parole scambiate tra amici, nei sogni di chi non ha mai smesso di credere nel futuro.