In questi giorni, percorrendo la vecchia strada che da Simbario (VV) conduce a Cardinale (CZ), oggi chiamata “Ciclovia dei Parchi della Calabria”, ho rivisto una imponente esemplare di “Roverella” (Quercus Pubescens). Si trova a sinistra della carreggiata a poco più di 1 km dopo essersi lasciati alle spalle Simbario.
Mi sono ricordata che me ne aveva parlato Pina Tassone, attuale presidente della Proloco di Simbario, la quale diceva che questo albero era degno di nota.
È stato il mio amico Gabriel Figliuzzi di Serra San Bruno, dottore in Scienze Forestali, che, dopo aver effettuato un sopralluogo ed aver esaminato le foglie ed i frutti, mi ha riferito che si tratta di un albero di Roverella. Mi ha inoltre spiegato che le querce si ibridano facilmente fra loro, dando vita a piante che presentano sia caratteri di una specie che di un’altra. Ad ogni modo, sono tutte querce perché appartengono al genere Quercus e si dividono in varie specie: Roverella, rovere, farnia, sughera, Farnetto, cerro (tutte querce presenti nelle aree delle Serre Calabre). Le querce appartengono alla famiglia delle “Fagaceae”, hanno una crescita lenta e sono piante robuste. Questo è uno dei motivi per cui questo albero venne considerato dalle culture antiche come la regina degli alberi, rispecchiando la calma e allo stesso tempo la solidità delle persone sagge.
La Roverella presente in agro di Simbario potrebbe avere circa 2 secoli di vita, un’altezza che supera i 20 m ed una circonferenza di circa 6 m. Il frutto della “Roverella” è la caratteristica “ghianda”, e le foglie in giovane età presentano pelosità, perciò questa quercia è detta “Pubescens”. Mentre il termine latino di “Quercus” pare derivi dal celtico “Kaer Quer”, che significa, albero bello.
Il legno della quercia è duro e a lenta combustione, utilizzato per la produzione del carbone ed in passato per la costruzione di navi e le traversine della ferrovia. È molto utilizzato nell’edilizia e per la costruzione di pregiati botti, soprattutto di rovere.
Durante i periodi di carestia la farina di ghiande si utilizzava per fare il pane.
La Roverella è rifugio per la piccola fauna e sede di organismi come funghi, insetti, ecc.
L’infuso della corteccia si può usare in ambito medicinale come febbrifugo e astringente.
Tra mitologia e sacralità…
La quercia fu dedicata a Zeus, in quanto ha la capacità di attirare i fulmini, ma anche alla dea madre celtica Dana in quanto la Roverella è dimora e nutrimento per molti animali. La clava di Ercole era di quercia. Si dice che i suoi rami sono lunghi e robusti perché è proprio su di essi che si radunavano le streghe quando facevano i sabba. Il vello d’oro, al centro delle vicende degli Argonauti, fu rubato da Giasone proprio dai rami di una Quercia. Dal profano si passa al sacro con le rivelazioni di Dio ad Abramo e le apparizioni della Madonna nei pressi di varie querce.
Un’altra curiosità sulla Roverella è che le foglie non cadono in autunno, ma in primavera allo spuntare delle nuove foglie, quindi non rimane quasi mai spoglia. Questo perché la leggenda racconta che un giorno il demonio si recò dal Signore chiedendo in dono il potere su tutto il bosco. Il Signore concesse tale potere ma solo per il periodo in cui tutti gli alberi fossero stati senza fogliame. Quando gli alberi lo vennero a sapere la quercia si offrì di mantenere le sue foglie sui rami per tutto l’inverno in modo da proteggere le piante del bosco. Da allora la quercia mantiene le sue foglie finché almeno un cespuglio a primavera si riveste di nuovo.
Diversi scrittori hanno dedicato poesie alla quercia, quali, Giovanni Pascoli, Hermann Hesse, Monica Nicolosi.