Palizzi nella provincia di Reggio Calabria è il paese più a sud dell’Italia. Si narra che in antichità fu abitata dai Pelasgi. Alcuni ritengono che i Pelasgi siano un popolo leggendario, mentre altri sostengono sia una popolazione pre-ellenica, realmente esistita. Circa la provenienza, i luoghi dove si stanziarono e il periodo in cui hanno vissuto, i pareri sono discordanti. Potrebbe trattarsi di un popolo Atlantico come lo descrive lo studioso Domenico Raso, dagli occhi cerulei e di costituzione alta. Questo popolo fu nominato anche da Omero nell’Iliade e nell’Odissea, rispettivamente come alleato di Troia e abitante di Creta. Altri studiosi ancora, quali Eforo ed Ecateo di Mileto, ritengono che la provenienza dei Pelasgi sia L’Antica Grecia. Per altri ancora, i Pelasgi potrebbero provenire dall’Anatolia. Recentemente è emersa la tesi secondo la quale questa popolazione provenga dalla Palestina. Il periodo in cui ha vissuto questo popolo potrebbe risalire, secondo alcuni, al 12.000 a.C. Per altri sale a cavallo tra l’età del Bronzo e del Ferro. Secondo quest’ultima ipotesi, potrebbe essersi stanziato in Calabria per la ricerca di rame, di cui la Calabria era ricca. Risalendo ad un periodo più remoto e ad un’altra ipotesi, i Pelasgi arrivarono in Calabria in seguito ad una catastrofe naturale intorno al 7000 a.C. Palizzi, dai Normanni in poi, fu sotto il dominio dei seguenti feudatari: Il Vescovo di Bova fino ai primi decenni di Federico II; I Ruffo che durarono fìno al 1504; Gli Ajerbe d’Aragona dal 1504 al 1580; I Principi Colonna dal 1580 al 1654; I Principi Arduino dal 1654 al 1751; I de Blasio dal 1751 fino all’abolizione della feudalità. Meritano una speciale menzione i Baroni don Francesco Colonna e l’on. Avv. don Tiberio de Blasio per aver fatto restaurare il Castello.
Il nome di Palizzi deriva, secondo alcuni, dal greco e significa “polis” (città), secondo altri, deriva sempre dal greco, ma significa “luogo ombroso”. Oppure deriva dal nome di una famiglia, Palizzi, una famiglia molto potente della Sicilia del XII, XIII e XIV secolo.
I primi insediamenti si svilupparono all’interno degli anfratti naturali i cosiddetti “Catoja” su cui in seguito si edificarono le case del paese. Catoja, che in dialetto calabro, vuol dire ambiente sotterraneo, utilizzati anticamente per conservare vivande e come rifugio durante le invasioni di popoli stranieri. Oggi ospitano le abitazioni di recente costruzione.
Il castello erge su una rupe che sovrasta il paese. Pare sia stato edificato dai Ruffo nel XIV secolo. Nel 1751 fu ricostruito dalla famiglia Colonna che ne fece la sua residenza. Per volontà del barone Tiberio De Blasio fu rimaneggiato nel 1866. È stato dichiarato Monumento Nazionale dal Ministero dei Beni Culturali.
Palizzi è stato anche meta del Grand Tour.
Il Grand Tour era un lungo viaggio nell’Europa continentale effettuato dai ricchi giovani dell’aristocrazia europea a partire dal XVII secolo per perfezionare il loro sapere. Questo viaggio poteva durare da pochi mesi fino a diversi anni.
Visitò Palizzi l’incisore e grafico olandese Escher (1898 – 1972).
Oltre ad aver raffigurato Palizzi, Escher scrisse:
“[…] siamo giunti in vista di Palizzi, un paese molto strano, costruito attorno a una roccia isolata, dominante una delle tante strette vallate aperte al mare. […] per arrivare al livello del fiume ed alla parte bassa dell’abitato, è necessario discendere una scala perfetta fra case e pergolati, aggruppati nel vero stile calabrese fra sporgenze coperte di cactus […]. Nessun posto più selvaggio né più straordinario di Palizzi può attirare l’occhio di un artista”.

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